Il 65° anniversario della Dichiarazione Schuman cade in un momento cruciale per i destini della costruzione europea.
E’ il momento di una tendenziale ripresa economica nell’area dell’Euro, dopo i lunghi anni segnati da una crisi globale che dagli Stati Uniti si è propagata nel mondo e in modo particolare nel nostro continente. Gli sforzi messi in atto dalle istituzioni dell’Unione e dai governi dei suoi stati membri hanno via via prodotto risultati tangibili, ma ancor ardua resta nella nostra Europa la prospettiva di un nuovo, intenso e sostenibile sviluppo economico e soprattutto di un rilancio dell’occupazione, in primo luogo per i giovani, oggi costretti in una condizione drammatica.
L’impatto della crisi insorta sul finire dello scorso decennio ha segnato profondamente i cittadini, nelle loro condizioni di vita e anche nelle loro visioni e opinioni generali, contribuendo a ingenerare disaffezione e sfiducia verso il progetto europeo. Per superare i rischi che da ciò scaturiscono per l’ulteriore, necessario sviluppo della costruzione europea, si stanno levando voci autorevoli e avviando iniziative importanti in seno alle istituzioni e nel più ampio mondo politico e culturale.
A queste voci vogliano unire la nostra, in continuità con l’impegno europeista che abbiamo personalmente dispiegato nell’esercizio dei nostri mandati presidenziali e dei nostri precedenti incarichi pubblici.
Apparteniamo entrambi alle generazioni che hanno vissuto direttamente la devastante esperienza della seconda guerra mondiale. E che hanno quindi potuto comprendere in tutto il loro valore e condividere naturalmente i segni di una volontà nuova di rimuovere le cause di un doppio sanguinoso conflitto nel cuore dell’Europa, di gettare le basi di una pace duratura, di unire finalmente le forze dei popoli europei. Quella volontà si espresse a nome di sei capi di governo nella Dichiarazione Schuman il 9 maggio 1950, e aprì il cammino dell’integrazione europea.
In questo spirito aderiamo alla linea di pensiero e di azione prospettata nel documento “verso una nuova Dichiarazione Schuman” che è stato già dibattuto all’Istituto Universitario Europeo di Fiesole-Firenze in occasione delle Giornate sullo “stato dell’Unione”.
La consapevolezza dello straordinario patrimonio di conquiste realizzate dall’Europa nel progressivo allargarsi delle sue istituzioni comuni fino a riunificarsi interamente; lo stesso cammino che l’Unione ha dovuto intraprendere per fronteggiare, dopo il 2008-2009, la crisi globale e i rischi di una incombente destabilizzazione finanziaria; gli imperativi e le sfide dei nuovi equilibri internazionali e di una stringente competizione tecnologica ed economica mondiale: tutto conduce alla conclusione che l’Europa – per crescere economicamente e progredire socialmente per rendere operanti i suoi valori, per riaffermare la sua identità e il suo ruolo nel mondo – non ha dinanzi a sé altra strada che quella di una sempre più stretta integrazione, di “una sempre più stretta unione” in senso politico tra i suoi stati e i suoi popoli.
Questo è il messaggio che abbiamo il dovere di trasmettere alle generazioni più giovani, rendendolo convincente e appassionante sulla base dell’esperienza storica e di una analisi obbiettiva della realtà d’oggi, e dunque coinvolgendo le nuove energie su cui l’Europa può contare in un rinascente e vincente impegno collettivo.
Roma, 9 maggio 2015